lunedì 8 giugno 2009

Le apparizioni dell'Angelo nero: dentro un quadro di Mirò



Qualche giorno dopo ero con mia moglie e mio
figlio alla mostra di Mirò nei locali della Fondazione
Mazzotta, vicino al Castello Sforzesco. Le parole di
Epifan Pulito mi risuonavano nelle orecchie come cam-
pane, tanto da distrarmi durante la mostra, che all’ini-
zio mi era sembrata vuota, dato che io ero troppo pie-
no di me. Dovevo svuotare, trovare recipienti dove ver-
sare le mie parole, prima che mi annegassero dentro
senza trovare vie di uscita.
- Quei quadri volano - gridò mio figlio all’improv-
viso, aprendo le braccia a forma di ali e correndo in
lungo e in largo per la sala, con mia moglie che lo inse-
guiva per evitare che facesse danni.
Quei quadri volavano, non avevano peso, se ne sta-
vano appesi in aria come bolle di colore, senza la prete-
sa di poggiarsi da qualche parte.
Erano forme che non chiedevano di contenere nul-
la, segni neri nello spazio che aprivano la mente, inve-
ce di riempirla di pesante sapienza. Lasciavano spazi
vuoti che ciascuno poteva riempire di sé. Come il qua-
dro che stavo ammirando, dove il riflesso di due occhi
rossi penetravano lo spazio bianco dentro un lungo
segno nero di Mirò.
Mentre riflettevo che era come nelle fotografie, dove
il flash impressiona di rosso inquietante gli occhi delle
persone ritratte, sentii un alito di aria gelata sul collo.
- Sono senza gravità - sentii sussurrare alle mie spalle.
Ero d’accordo, e mi girai di scatto per confermare
quella sensazione di leggerezza che era già stata sottoli-
neata da mio figlio col gesto dell’aereo.
Dietro di me però non c’era nessuno e Mirò non
aveva disegnato occhi rossi in quel quadro.

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