venerdì 9 ottobre 2009

La recensione di Donatella Ratto su Fenera

Questa è una storia. E una storia, può vuol dire tante cose: una favola, una leggenda, oppure il racconto di un fatto reale. Noi non ce lo chiederemo, perchè L'Angelo nero, il romanzo breve dello scrittore milanese Fabio Musati, è una storia e basta. Bella, sospesa tra realtà e immaginazione, seducente e intrigante. I fatti narrati, i personaggi, i luoghi raccontati con pennellate descrittive nitide e precise, possono appartenere al presente come al passato o forse perchè no, a un futuro che ancora non c'è... Sì, perchè in fondo questa è la storia di un libro che sta per esser scritto, ma che forse qualcun altro già aveva pensato prima che Fabio Musati lo scrivesse. E che ora, trovandoselo di fronte, sente che questa potrebbe davvero essere anche la propria storia., quella pensata e mai narrata. Una storia, questa de “L'angelo nero” che pare una matrioska, o un gioco ad incastri, dove puoi confonderti, e non sapere più quale sia il posto esatto del pezzo che hai in quel momento fra le mani. Una storia cha parte da un libro e finisce in un libro, attraverso un libro. E l'autore la vive in prima persona, in un continuo avvicendarsi fra sé scrittore, e il proprio altro: il personaggio; in un incastro perfetto di protagonisti reali e proiezioni della mente, alla ricerca del proprio passato e delle proprie radici, che sembrano portare molto lontano, ma che in fondo sono lì a due passi, e ti chiedono solo di ascoltarle e di farle rivivere, senza paure. Tutto parte dalla presentazione di un libro, in una famosa libreria di Milano, con l'autore, che, masticando una pipa in radica, parla del Diavolo, in un'atmosfera vagamente esoterica e carica di mistero, e di sdoppiamenti di personalità. E' in quegli attimi, dal seducente sapore di eternità, mentre fuori, nella Galleria del Corso, il vento freddo dell'inverno, soffia ancora sugli uomini e sulle cose, che nasce “L'Angelo nero”. Nasce nel vortice di una storia inquietante, pronto ad entrare dentro il vortice di tutte le parole scritte dall'umanità, per raccontare se stessa e ritornare a essere storia. La storia di un uomo che come tanti, un giorno viene sospinto dalla curiosità di ricostruire le proprie origini, e facendolo si imbatte in strani personaggi che lo porteranno a collegare il nome della sua famiglia, quella dei Musati, a luoghi inaspettati. E così dalla Valsesia luogo d'origine del ceppo familiare, lo scrittore arriverà sino alla Venezia rinascimentale, e da qui, alla inquietante e misteriosa stirpe del Conte Vlad Tepes, vampiro dei più feroci. Mentre l'Angelo nero, sarà sempre lì, guida silenziosa e muta di un viaggio a ritroso nel tempo. Ombra e presenza che appare e scompare, ora in un quadro di Mirò, ora sulla tomba di famiglia a Roccapietra, in Valsesia, paese natale dei Musati e che sembra voler suggerire allo scrittore la trama di questa storia, invitandolo ad entrare dentro le proprie paure, senza il timore di scoprire quello che ancora non sa: bussando alla porta dei secoli trascorsi, dove sarà il suo passato ad attenderlo e forse anche....il suo futuro.


Donatella Ratto, vicedirettore Fenera
Ripresa da: Fenera - Ottobre 2009

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