venerdì 17 luglio 2009

Recensione di Maria Teresa D'Agostino

Un fantasy con venature noir, ironia e teatrali colpi di scena. "L'angelo nero" di Fabio Musati, edito da Laruffa, si colloca a metà strada tra l'immaginario e la realtà o, meglio, offre al lettore un accattivante miscuglio di fatti e invenzioni che, a tratti, non è facile distinguere.
Le vie di Milano e le sue atmosfere metropolitane fanno da scenario principale per quello che appare come un percorso sulle tracce dei propri fantasmi e che porta il lettore tra le nebbie valsesiane fino a concludersi in maniera inaspettata.
Il racconto prende le mosse dalla presentazione di un libro - questo sì, assolutamente reale - "il diavolo a Milano" di Filippo Tuena che sembra aprire la strada ad altri demoni, e di un successivo carteggio tra lo scrittore e Musati - anche questo in gran parte vero - che, in maniera inquietante, incentiva quest'ultimo a scavare le proprio passato, alle ricerca delle radici più remote del suo ceppo familiare.
L'angelo nero appare di continuo, nei momenti e nei luoghi più impensati, in un quadro di Mirò che pare prendere vita, davanti alla tomba di famiglia, nella calca della metropolitana, tra le statue di una chiesa o in un museo, lasciando dietro di sé tracce misteriose. Tutta narrata in prima persona, la storia diventa così una sorta di inseguimento della strana e sinistra figura, che appare e scompare in maniera incomprensibile, mentre sulla scena l'autore incontra il suo doppio, dando vita a un racconto nel racconto, e compie un viaggio a ritroso tra cimiteri e libri ammuffiti per ricostruire il proprio albero genealogico.
Si scopre così disendente di una stirpe "diabolica" e la ricerca, oltre che dinastica, si fa anche letteraria con l'apparizione di Dracula.
Musati congegna una narrazione a "scatole cinesi", l'una dentro l'altra, accompagnata da uno stile accattivante e dialoghi di straordinaria efficacia, offrendo così al lettore una lettura godibile e colta, densa del fascino dell'immaginazione.

Maria Teresa D'Agostino su www.calabriaora.it del 16 Luglio 2009

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